8 e un quarto, 9 e mezzo.

Giù relax, mani sotto la pianta dei piedi.

..Oi che male…

… no no resisto, su su allungati Luana, non fa male, basta respirare…

Su guardate lo specchio, allungate la schiena.

Ora piegate dietro la destra e andate sulla sinistra.

…ok laterale è meglio, wao quasi riesco a toccare il ginocchio con il naso senza sentire malissimo… su su vedi che piano piano ti allunghi…

Ora stessa cosa a destra.

…ok sulla destra ancora meglio, tengo la pianta del piede con la mano, respiro, chiudo gli occhi, respiro, li riapro…

Il pavimento di legno sparisce lentamente, al suo posto un manto di foglie autunnali, con colori tra il giallo e l’arancione si espande. dove prima c’erano i quattro angoli della stanza ora ci sono quattro grandi querce  dalle corpose chiome, che lasciano filtrare la luce sul terreno, una leggera brezza mi scompiglia i capelli e fa suonare le fronde sopra di me.

Lascio il piede destro e torno su quello sinistro, nel farlo scorgo tra i capelli color dell’oro di Elandalalia, posta accanto a me, l’orecchio appuntito che esce delicatamente dalla sua chioma, forse si sente osservata e alza lo sguardo verso di me sorridendo, un sorriso di quelli che mozza il fiato, abbellito da un paio di occhi allegri e sempre cordiali, il tutto incorniciato in una pelle marmorea. Impossibile non soffermarsi nei suoi lineamenti.

…la sinistra è sempre più dolorosa..

Alzo gli occhi da terra continuando a spingere, mortificazione più grande non potevo vedere. Calisandra, la druida del gruppo, certo non aveva problemi di gambe, il continuo movimento, sia per la battaglia sia per la caccia fin da piccola l’haveva portata ad avere forme morbide e leggere. I suoi lunghi capelli scuri raccolti in una alta coda ricadevano sul manto di foglie e quasi si confondono in esso.

Ok in piedi partiamo con la musica.

La parete a specchi era come un enorme cascata che lascia intravedere dietro di essa il resto della foresta, la mia immagine vi si rispecchia ma viene distorta dal fluire dell’acqua, meglio così.

Una folata di vento mi accarezza la pelle e mi porta un brivido che cerco di placare risistemandomi bene la maglia.

Alerak poco lontano da me, cerca di educare l’ispido manto da minotauro che gli ricade sugli occhi. Per quanto possa avere un aspetto austero e possente, il carattere scherzoso lo rende amichevole.

Shafual prese a suonare il suo flauto di pan. Gli zoccoli ben piantati a terra presero a muoversi seguendo la musica come un ruscello. La terra nascosta dal manto si foglie  prese a smuoversi dolcemente lasciando una morbida scia dietro ai suoi passi fluidi. Passi che a nostra volta avremmo dovuto fare. Cioè che anche io avrei dovuto cercare di fare.

Per quanto le ritorte corna gli pesassero e per quanto gli zoccoli potessero pesare con lui tutto andava al contrario, i naturali movimenti fluivano nel suo corpo di satiro come l’energia vitale stessa. Tutti noi restavamo incantanti a osservare questa magia che ogni volta si ripeteva.

“Vedi Shalina, te che hai le ali in questo punto potresti sollevarti e continuare a danzare nell’aria” disse Shafual.

Shalina era la nostra fatina. Minuta nel fisico quanto leggiadra, gli occhioni neri e le labbra carnose nel visetto ovale. I suoi passi di fata neanche si udivano tanto era leggera. Portava i capelli annodati in uno strano guscio di bacca colorato che cambiava di volta in volta. La sua statura e le caratteristiche fisiche le permettevano di fare movimenti che nessun’altro poteva fare almeno non nel suo modo aggraziato.

I passi li sapevo, erano nella mia memoria, ma ogni volta che con la coda dell’occhio guardavo la cascata vedevo il mio corpo goffo  in posizioni che non ricordavano neanche la figura mentale che mi era rimasta in mente, per quanto potessi cercare di sentire la musica ero sempre in ritardo o completamente fuori tempo.

“Clap Clap Clap”

Ciao ragazzi e non vi voglio vedere fino a giovedì!

Ecco… finito anche stasera, e mi sento sempre più una pippa.

Le foglie autunnali svanirono da sotto i miei piedi, le fronde degli alberi si dissolsero e  i miei compagni tornarono ad essere loro stessi.

Almeno loro cambiano, io rimango sempre la stessa… bhe andiamo a casa, e speriamo di fare meglio giovedì.

Una risposta a "8 e un quarto, 9 e mezzo."

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  1. Ahhh.. si si veramente carino!!!
    Mi piace la tua fantasia Lu… e mi piace vedere attraverso i tuoi occhi!!!
    Davvero complimenti. Un pò meno il finale devo dire. Ma in fondo anche questo fa parte di te 😉

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